Selvaggio Blu, il trekking sul mare più impegnativo e bello d’Italia

Selvaggio Blu, il trekking sul mare più impegnativo e bello d’Italia

D’estate ci siamo trovati tutti almeno una volta di fronte allo stesso tremendo dubbio: ferie al mare o in montagna? Il consiglio di Gipron di oggi è così peculiare da mettere insieme sia le esigenze degli amanti delle spiagge mediterranee che quelle degli appassionati delle escursioni alpine, con qualche avvertenza.

Un po’ trekking e un po’ alpinismo

Stiamo parlando del Selvaggio Blu, un trekking di cinque giorni che si snoda per più di 40 chilometri lungo la costa di Banuei, nella Sardegna occidentale. Si parte da Pedra Longa, per arrivare fino a Calaluna. Per portarvi lungo i suoi sentieri ci siamo fatti aiutare da Luca Pedretti, appassionato di escursioni e alpinismo, che con la sua fidanzata Benedetta Moccia, l’ha percorso in primavera.

Il Selvaggio Blu non è però una passeggiata: è stato aperto alla fine degli anni ‘80 ricalcando gli impervi sentieri dei pastori del luogo. È considerato infatti il più difficile trekking italiano per lunghezza, isolamento e difficoltà tecniche. 

Lo mette subito in chiaro anche Pedretti: “secondo me la definizione giusta sarebbe ‘sentiero alpinistico’” racconta, “dal momento che ci sono tratti in cui bisogna arrampicare e calarsi con le corde”. Anche se i dislivelli sono moderati, viste le asperità del paesaggio è raccomandato per chi abbia già delle basi di alpinismo, a meno di non essere guidati da qualcuno.

Scenari mozzafiato immersi nella natura

A parte qualche difficoltà tecnica però “la cosa che più ci ha colpito è stata la difficoltà di orientamento. Sappiamo che è una scelta della gente del posto e delle guide locali che vogliono tenere questo percorso il più possibile selvaggio” dice.

Pedra Longa Selvaggio Blu

 

Sul sentiero non si trovano indicazioni a ogni bivio e la sfida è doversi arrangiare, perdersi e ritrovarsi per arrivare a fine tappa. Come si può immaginare, “il telefono non prende quasi mai e anche i dispositivi Gps faticano”. Per questo servono intuito e delle buone mappe.

Come conferma Pedretti il Selvaggio Blu è un’esperienza unica per caratteristiche e bellezza. Chi lo intraprende percorre un tratto di costa sarda selvaggio e suggestivo. “Spesso si scende fronte mare e poi si risale, con un percorso a serpentina, e ci si trova davanti a scenari incredibili”: un mare blu da cartolina ma vissuto dall’alto di una scogliera. Pedretti lo consiglia anche per il “contatto totale con la natura. Avere sulla testa il cielo stellato di notte e vedere ogni alba e ogni tramonto è stato qualcosa di fantastico”.

Il Selvaggio Blu

Si può scegliere di fare il Selvaggio Blu guidati o in autonomia, come ha fatto la nostra coppia di trekker. Per tutta la traversata non ci sono punti di appoggio ma si possono organizzare i rifornimenti di cibo e acqua con le guide messe a disposizione da cooperative e associazioni locali lungo il percorso, depositando il materiale prima della partenza. Il pernottamento è all’aperto e per il bivacco sono necessari un fornelletto da campo, un materassino e un sacco a pelo, oltre alla tenda.

Altopiano Selvaggio Blu

 

“Noi avevamo degli zaini molto pesanti dovendo portare una tenda, cibo, vestiti e tutto l’equipaggiamento per l’arrampicata”, racconta Pedretti. Gli oggetti fondamentali per intraprendere un trekking secondo lui sono gli stessi, che si faccia un giro di un pomeriggio o un percorso di cinque giorni.

“I bastoncini sono la seconda cosa più importante dopo le scarpe comode” sostiene Pedretti. Lui e Benedetta usano i bastoncini da trekking di nuova generazione di Gipron. “Io li utilizzo sempre quando non si tratta di arrampicare, quindi quando non ho le mani eccessivamente impegnate” spiega.

Le tappe del percorso

Il percorso inizia da Pedra Longa, a sud del comune di Baunei dove si trovano dei bellissimi faraglioni. La tappa “prevede un inizio soft che ci ha illuso fino a Punta Giradili, poi si entra nel sottobosco Sardo. Ci sono due vallate da attraversare, tra i punti più difficili di tutto il percorso ed è facile perdersi” ricorda Pedretti. L’arrivo per la coppia è stato Porto Cuau.

Calata Selvaggio Blu

 

Da qui il secondo giorno si prosegue fino alla guglia di Goloritzè, forse il punto più famoso del percorso. Si tratta di una parete a punta con vista mare molto famosa per l’arrampicata. Qui ci si può concedere anche un bagno nella stupenda cala.

Dalla terza “tappa iniziano i tratti alpinistici un po’ più spinti” racconta ancora Pedretti. Dopo alcune arrampicate le prime calate si in zona Cala Mudaloru. Da lì “abbiamo risalito un canyon per poi dormire sull’altopiano del Supramonte”, il punto più alto - quasi 800 metri - e più freddo del percorso.

La quarta e la quinta tappa sono altrettanto impegnative racconta l’escursionista.

“Il nostro percorso è finito a Cala Luna, una spiaggia che ha delle grotte molto profonde dalle quali si vede il mare con il cielo azzurro”. Fatica e paesaggi poetici accompagnano insomma il camminatore lungo tutto il percorso e, a stare a sentire chi l’ha fatto, i secondi hanno nettamente la meglio sulla prima.

L’importante, per godersi il Selvaggio Blu, secondo Pedretti è solo non sottovalutare il percorso “sia per le difficoltà tecniche che di orientamento”. È bene tenerlo a mente se dopo questo racconto avete già lo zaino in spalla.

Luca e Benedetta li potete trovate su Instagram come @pedro.intothewild e @benedettamoccia per altre avventure.

selvaggio blu con bastoncini gipron


Lascia un commento

I commenti devono essere approvati prima di essere pubblicati